La litografia, inventata nel 1796 dal tedesco Aloys Senefelder, ha rivoluzionato il mondo della stampa grazie al principio di repulsione tra acqua e sostanze grasse. Nel 1837, questa tecnica si evolse con l’introduzione della cromolitografia, che permise la stampa a colori, aprendo nuove possibilità espressive con immagini dalle sfumature ricche e dai colori brillanti. Il processo creativo era complesso: partiva dal disegno su una lastra di pietra con una matita grassa, seguito dal trattamento con una soluzione acida, dall’inumidimento della matrice e dall’inchiostrazione con un rullo. Ogni colore richiedeva una matrice separata, consentendo così di ottenere immagini policrome di straordinaria complessità. Originariamente usata per decorare oggetti, la cromolitografia si diffuse rapidamente nel mondo della pubblicità e dell’arte. Nella seconda metà dell’Ottocento iniziarono a comparire immagini pubblicitarie con testi, e nel 1872 vennero create le prime serie di figurine Liebig, che divennero oggetti da collezione. Questo metodo di stampa non si limitò però alla riproduzione commerciale: artisti come Jules Chéret elevarono la cromolitografia a una vera e propria forma d’arte, dimostrando il suo potenziale espressivo con opere dai colori vivaci e dal forte impatto visivo. Nonostante il graduale declino a favore della fotografia e di tecniche più moderne nel Novecento, la cromolitografia continuò a essere utilizzata da alcune stamperie artigianali fino agli anni ’60, lasciando un’eredità importante nell’evoluzione delle arti grafiche e dimostrando come la combinazione tra tecnica e creatività possa dare vita a risultati straordinari.